sabato 23 maggio 2015

Soddi spicci nnai….!!?? (Hai moneta spicciola)


Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e me ne infischierò di chi ne fà le leggi. (M. A. Rothschild)

Camminavo tranquillamente per strada, l’appuntamento a cui mi recavo era in centro, ad un certo punto mi si avvicina una persona e con fare disinvolto mi dice “soddi spicci nnai, pi fauri”, traduco in italiano, “hai moneta spicciola, per favore”, un rapido sguardo mi fece capire che era uno dei, purtroppo, tanti questuanti che vagano nelle nostre città, per le nostre vie, spesso non visti, molto piu spesso evitati, il primo impulso è stato quello di entrare le mani nelle tasche per cercare qualche “spicciolo”, ne uscì fuori una moneta da 2 €uro, un leggero sorriso attraversò il volto della persona, ma non ci badai, lasciai cadere nelle sue mani l’obolo ricevendo in cambio sorrisi ringraziamenti e benedizioni varie, risposi anch’io con un sorriso ed un certo disagio di fronte a tanta “riconoscenza”, continuai il mio cammino e poco dopo mi venne in mente che quella appena donata non era proprio una moneta “spicciola”, mi spiego, quando avevamo le lire per moneta spicciola si intendevano 50, 100, 200 lire, che tutto sommato avevano un valore intrinseco che ci permetteva di considerarla moneta spicciola, questa riflessione  mise in moto parecchi altri pensieri. Il tragitto che dovevo coprire era abbastanza lungo, la giornata calda e soleggiata, si prestava alla riflessione seppur ogni tanto lo sguardo era rapito dalla freschezza e dalla bellezza delle donne che la primavera aveva spogliato di tutti quegli indumenti pesanti e rivestite della loro femminilità e sensualità, sto divagando…mi venne in mente che avevo dato 2 €uro a quella persona, che, se li dovessi rapportare al valore in lire otterrei che ho donato quasi 4.000 lire, minchia, mi scappò tra me e me, ma ai tempi della lira, mi sono chiesto, avrei dato 4mila lire ad un questuante per strada? La domanda mi fece sentire in imbarazzo ed un po’ in colpa ad essere sincero, ma superata questa fase, il punto interrogativo rimaneva lì, presente, e si illuminava in modo intermittente con un certo rumore di sottofondo, come certi neon esausti di certe insegne, che non si spengono mai del tutto, continuano a funzionare brevemente ad intermittenza e con un leggero ronzio, in attesa che qualcuno lo sostituisca…


Lo zio Mimmo mi aspettava davanti la banca, arrivai con  leggero ritardo, i pensieri e la giornata primaverile mi avevano rallentato il passo, ma, avevano approfondito la riflessione. Lo zio era un omone di 75 anni, mentalmente e fisicamente autonomo, occhio sveglio e sguardo fino, ben curato esteticamente, pelle scura sembrava fosse perennemente abbronzato, come certi pescatori che vivono la loro vita in simbiosi con il mare, il suo credo era semplice, onore, rispetto, famiglia, figlio dell’epoca fascista, nipote del pentapartito, aveva attraversato un epoca di cui oramai rimaneva solo un eco, ma aveva ben chiaro un concetto, secondo lui con l’€uro questo paese si avviava alla deriva, e, che quelli che c’erano prima non avrebbero mai permesso che questo paese rischiasse di diventare una “colonia” della Germania per la seconda volta in poco piu di un cinquantennio, soleva dire che laddove Hitler non riuscì con i carri armati, questi tedeschi di oggi ci stavano riuscendo con i soldi, e, a parte la “semplicità” di pensiero ero d’accordo su questa sua visione. Era consapevole che la società cambi, si evolva, ma per lui questa non era evoluzione ma involuzione, e ripeteva, che se con Mussolini il nemico era riconoscibile e proprio per questo attaccabile,  oggi il “nemico” non si riusciva piu a distinguerlo, o almeno lui non lo capiva, ma aveva la percezione che qualcosa non andava…

In banca la signorina ci accolse con un sorriso a tutto spiano, ci fece accomodare e ci mostrò nel dettaglio i documenti che avevamo richiesto, non prima di averci chiesto piu e piu volte se non fosse il caso di ripensarci, e, di non chiudere il conto corrente, lo zio ebbe modo di non smentirsi ancora una volta, il suo rifiuto all’ennesima proposta era un secco, no grazie, in modo fermo deciso ed autorevole, ma rispettoso allo stesso tempo, niente commenti, niente spiegazioni, niente tentennamenti, era il suo conto i suoi soldi e non doveva spiegazioni a nessuno, amavo e rispettavo quest’uomo, che non tradiva mai se stesso…

Usciti dalla banca, ci ritrovammo nella piazza, piena di alberi, con i chioschetti e i tavolini all’aperto, decidemmo di sederci e bere qualcosa, lo zio ordinò un classico, una limonata al sale mentre io mi tuffai in un succo d’ananas, sperando che bruciasse qualche chilo che l’inverno aveva depositato sui miei fianchi. La domanda arrivò senza preavviso, posò il suo bicchiere alzò lo sguardo su di me e fissandomi da sotto gli occhiali, come fosse la domanda piu semplice del modo mi chiese “Pippo ma secondo te questa crisi perché sembra non finire, e come mai non ci sono piu soldi in giro” ed ancora “ma perché non stampano piu soldi considerato che l’economia è ferma”. Le domande mi spiazzarono, dapprima mi venne in mente l’incontro della mattina, poi lo guardai come se a farmi la domanda fosse stato un “pazzo”, e dal modo in cui lui mi guardò credo si sia accorto di questo mio pensiero, infatti, subito dopo aggiunse, “no Pippo, non sono uscito pazzo, ma vorrei capire”… Invece quello che capii io era che la chiacchierata sarebbe stata lunga, come sempre d’altronde accadeva con lui, non era persona che si accontentava di risposte banali, scontate o formali, aveva ancora uno spirito indomito e la curiosità di un bambino, e qualunque argomento si toccasse lo affrontava senza il timore di sentirsi “ignorante” o poco preparato, anzi lui chiedeva e chiedeva ancora, la sua fame di conoscenza non sembrava mai sazia…


Ma torniamo alle domande… Allora zio, oggi esiste una grande banca centrale europea la BCE che è anche l’unica banca che puo autorizzare l’emissione di banconote, in cambio, il paese di turno per riceverle emette dei titoli di debito, “aspetta Pippo o ziu cosa sono questi titoli di debito” zio hai presente le cambiali di una volta, “ certo, ho comprato la mia prima 500 con le cambiali”, ecco, diciamo che sono la stessa cosa, cioè il nostro paese chiede soldi a questa banca che a sua volta glieli dà ma in cambio vuole garanzie che sarebbero i titoli, bene questi titoli la Bce non se li tiene nel cassetto ma li vende in apposite aste, questi titoli matureranno interessi che pagherà il paese che li ha emessi, l’interesse in questo caso andrà a sommarsi al debito del paese facendolo crescere sempre di più. “Scusa mi stai dicendo che l’Italia se vuole soldi per costruire un ospedale deve chiedere i soldi a questi della Bce, che facendolo riceverà un interesse, e che i titoli dati in garanzia matureranno altri interessi che dovremmo pagare sempre noi”? Si zio, proprio così, “minchia, a me sembra piu una cosa da usurai”… la sua straordinaria semplicità nel capire, avvolta nella schiettezza del commento, di chi, le cose le recepisce subito, al volo…

“Ma scusa questa Bce i soldi dove li prende”, vedi zio, la moneta, oggi, non è più legata all’oro, dunque non ha valore intrinseco, è dato che la maggior parte di questa moneta è virtuale, cioè sono solo “cifre” scritte sui computer che non costano nulla ai banchieri, infatti, basta addebitarle al paese di turno, sempre tramite computer, e, il paese in cambio emetterà i titoli di debito, ed il gioco è fatto; il punto è che i pezzetti di carta, chiamate monete, vengono prestati ai paesi richiedenti per il loro valore nominale, cioè quello stampato sui soldi, per cui loro stampano soldi con costi bassissimi ma li vendono al prezzo stampato sulle monete, capisci che il profitto è enorme, “ho capito ho capito, allora è per questo che ci obbligano a pagare con il bancomat, con le carte, con gli assegni i bonifici, e dobbiamo pagare pure le spese usando questi strumenti, insomma va, ma sti soldi quanto li paghiamo” assai zio, assai…

Ora zio se vuoi cerco di spiegarti perché questa crisi sembra non finire mai, “si o ziu, va bene, aspetta però che gli telefono a tua zia Sarina, gli dico che sono ancora con te e che ritardo un pochino, lo sai com’è tua zia, ha 76 anni ed è sempre gelosa ed appiccicosa come quando ne aveva 20, ma che ci devo fare, sono 55 anni che siamo assieme… senti che dici vieni a casa con me a pranzo, la zia sta preparando spaghetti col sugo della spatola, involtini di spatola, una bella insalata e mentre torniamo a casa ci fermiamo in pasticceria e compriamo un dolce” no zio grazie davvero, ma devo tornare in studio e poi non voglio mangiare così sono a dieta, “ma quali dieta e dieta, ma finiscila per favore, ma perché che sei grosso? Mi sembra che stai scomparendo” la telefonata con la zia si concluse con l’aggiunta di un posto in piu a tavola, il mio, lo sapevo che la chiacchierata sarebbe stata lunga…ma non mi dispiaceva.

Decidemmo di avviarci a casa a piedi, anche lui ama camminare, non vuole piu guidare, pur avendo la macchina, e, a malapena qualche volta usa i servizi pubblici, anche se dice che si scoccia aspettare, che i mezzi non sono puntuali, e che sono anche troppo rumorosi e sporchi, “eh ma una volta le cose funzionavano o ziu, eccome se funzionavano” questo intercalare lo riconoscevo, era come un marchio di fabbrica, lo avevo sentito dai miei nonni prima di lui, ed ogni volta la domanda che mi facevo era sempre la stessa, ma perché prima le cose funzionavano ed oggi no, che dovrebbe essere anche piu facile farle funzionare…chiamai lo studio ed avvisai Rosy che il pomeriggio avrei ritardato, le chiesi di posticipare un appuntamento, beccandomi le sue reprimende, e senza mancare di infierire mi fece notare che era la terza volta che rimandavo quell’appuntamento, ma io sapevo che lei avrebbe trovato il modo e la “giustificazione” per il mio ritardo. Lasciammo il viale centrale cittadino, preferendo una via parallela, che offriva piu riparo, dall’afa che cominciava a farsi sentire, ma anche per passare dalla pasticceria e comprare il dolce. La pasticceria Irrera era la sua preferita, ma anche una "istituzione", diceva che lavoravano ancora alla vecchia maniera, in modo artigianale, e poi erano educati e puliti, e che aveva fatto la storia della città, dopo i saluti e lo scambio di battute affettuose con uno dei proprietari uscimmo dalla pasticceria con quattro cannoli, due al cioccolato e due alla ricotta, un classico di cui già pregustavo il sapore, e nello stesso tempo pensavo alla mia dieta, che si sarebbe presa un giorno di riposo.


In breve ci ritrovammo alla fine del viale, che era delimitato da una Villa con parco, alberi e panchine, lo zio mi chiese di fare una sosta, e continuare la nostra discussione, tra bambini che giocavano e urlavano sotto lo sguardo vigile delle mamme, persone che passeggiavano con i loro cani, ed altri che correvano lungo le vie della villa con cuffiette alle orecchie e stanchezza stampata sui volti sudati… “Pippo senti ma allora noi come Stato non possiamo piu stampare moneta”, si zio, le cose stanno così, e questo, in parte è legato alla crisi che stiamo vivendo o subendo, quest’ultima variazione è dovuta a seconda, da chi la racconta, mi spiego meglio, “si o ziu, però piano piano, sai io ho la terza elementare e 75 anni, devi avere pazienza con me”, anche questo lo ripeteva spesso, era vero, ma lui usava questa cosa, come monito, cioè, ho 75 anni ho studiato poco ma non sono stupido, e no, non lo era affatto…  dunque, dicevo, se la banca centrale cioè la Bce, ricordi te ne ho parlato prima, “certo che ricordo, ancora non sono rimbambito”, può fare tutto ciò che ti ho detto prima, è perchè si sono impossessati della proprietà della nostra moneta, in pratica con uno stratagemma noi Stato abbiamo rinunciato alla nostra sovranità monetaria, significa che abbiamo demandato ad altri la proprietà della moneta, e questa è la verità che sta dietro a questa crisi, cioè avendo loro la proprietà della moneta, possono gestire i flussi di denaro che entrano ed  escono nel nostro paese, così accade che se si emette poca moneta, si crea una crisi, mentre se ne emetti troppa, si crea l’inflazione. Ma così facendo il ciclo economico di un paese è nelle mani di banche private, che come ben sai non lavorano a gratis, per loro il profitto viene prima di tutto, capisci bene, che quando un paese si rivolge a loro per chiedere soldi, loro, in cambio, potranno chiedere qualsiasi sacrificio a quel paese, perché stretto nella morsa dei debiti, ad esempio leggi e regole che li avvantaggino, la privatizzazione di beni e servizi pubblici, che fino ad allora lo Stato forniva ai suoi cittadini gratuitamente, o con piccole spese, ma anche cose piu inquietanti, come la svendita del patrimonio dello Stato, lo smantellamento della democraticità delle istituzioni, e di tutto questo chi se ne avvantaggia? “Minchia o ziu, ma questi sono peggio di Mussolini, altro che dittatura, certo che ho capito chi se ne avvantaggia, ti sembro scemo, ho la terza elementare, ma leggo e mi guardo Report, e i telegiornali, ma solo di Sky, sono quelle società, quelle cose, ditte, che hanno banche, fabbriche, negozi, i cosi come si chiamano… le multinazionali zio, ecco, quello volevo dire , mannaggia a me e quando non ho voluto finire la scuola”... Ancora una volta quest’uomo riusciva a sorprendermi, aveva una consapevolezza delle cose istantanea, ed una capacità di analisi non indifferente, guardai l’orologio… Zio ci incamminiamo, altrimenti si fa tardi “si, si, andiamo altrimenti chi la sente a tua zia, scommettiamo che tra un po telefona?” 


Opera di John Duncan Fergusson - Royan


Durante il tragitto notai che lo zio stava in silenzio, ogni tanto sembrava borbottasse qualcosa, ed alla mia domanda, zio che c’è? Lui rispondeva niente, niente, ma non era convinto, la telefonata della zia arrivò puntuale sul telefonino dello zio, poche parole e chiuse, ma la voce della zia la sentii anch’io, che chiedeva dove eravamo e che era tutto pronto. Raggiungemmo casa, finalmente, il caldo era diventato pesante, e la zia ci aspettava quasi sulla porta, la zia Sarina, 76 anni, una marea di rughe sul volto, che nascondevano quello che un tempo era stato un bel viso ed una bella donna, bellezza che ancora oggi era manifesta nello sguardo, ed in quegli occhi verdi come il mare dopo una burrasca, e che quando ti si posavano addosso sembrava ti leggessero dentro, capelli corti di un biondo adatto ad una signora della sua età, grembiule d’ordinanza, mi accolse come al solito con un lungo e affettuoso abbraccio, di quelli che dicono tutto, senza usare le parole, “forza andate a lavarvi le mani che è tutto pronto”… per le donne della mia famiglia i “loro” uomini, non sono mai “uomini” del tutto, ma i loro eterni “bambini”. Ci sedemmo a tavola, e prima di iniziare lo zio Mimmo, finalmente sbottò, il silenzio che ci aveva fatto compagnia, sino all’arrivo a casa, si ruppe in una domanda, “Pippo o ziu, ma se i soldi questi li creano così, e noi facciamo debiti già solo per averli in prestito, e dobbiamo pure pagare gli interessi, per far funzionare le cose nel paese, come ce ne usciamo da questa crisi? Ma allora è questo il debito pubblico?” la zia prese subito la parola prima che io potessi accennare una seppur minima risposta, “Mimmo che dici lo lasci stare a mio nipote, ora deve mangiare e si deve riposare, e pure tu, forza, buon appetito dopo avrete tempo per parlare, che qui si sta freddando tutto”, amavo la caparbietà, la risolutezza e il disincanto con cui lei mostrava il suo affetto, l’amore manifestato nelle piccole cose. 
La zia mi stava dando il tempo, inconsciamente, per riflettere su quanto mi aveva chiesto lo zio, anche se il mio pensiero era opportunamente distratto dagli spaghetti al sugo fumanti nel mio piatto, e l’odore inconfondibile degli involtini di spatola arrosto, la dieta era un lontano ricordo.

Il pranzo si concluse con un gustoso cannolo alla ricotta, seduti nel salottino,  accompagnato da un amaro del Capo servito dalla zia in piccoli bicchieri di vetro prelevati dalla vetrina, piccoli gesti, che mi facevano sentire voluto bene, sapevo il valore che loro davano a quello che potrebbe sembrare un cerimoniale d’altri tempi, i tempi in cui avere un “ospite” a casa era sempre un evento, ed un modo di mostrare il piacere di accoglierlo.

La zia si allontanò, era l’ora del caffè, lo zio non perse tempo e subito mi disse “Pippo o ziu allora questo debito pubblico”…allora zio abbiamo detto e discusso di sovranità monetaria ceduta, e della Bce che è l’unica banca  oggi autorizzata ad emettere e quindi stampare denaro, ci siamo fino a qui? “Pippo si o ziu, questo l’ho capito benissimo, ed ho l’impressione che tutto questo non ci faccia tanto bene, ma dimmi”… ad esempio supponiamo che la Bce decida di stampare piu soldi e quindi aumentare i soldi in circolazione in Italia inviando banconote da 50 €uro a tutti i cittadini, che sarebbero felicissimi di riceverli e comincerebbero a spenderli, magari comprando prodotti che prima non potevano permettersi, però zio, come spesso dici tu, e diceva anche la nonna, i soldi devono venire dal lavoro, perché i soldi non guadagnati non valgono niente, ”aspetta o ziu, non ho capito perché non dovrebbero valere niente i soldi che ci regalerebbe la Bce? ” ora te lo spiego, almeno ci provo, se la gente ha piu soldi spende di più “ è certo Pippo o ziu, questo lo so pure io, tua cugina ora che lavorano in due, si è comprata lo scooterone ed il cellulare nuovo, eh!” giusto zio, però i soldi di cui parliamo, come abbiamo detto, in questo caso sarebbero “regalati”, ricordi? “ certo da quelli della Bce” esatto, ciò vuol dire che la gente per avere questi soldi non ha lavorato di piu, e quindi i prodotti disponibili e la loro quantità non è aumentata, quindi se c’è piu gente che puo comprare piu telefonini, ma, il numero dei telefonini prodotti è sempre lo stesso, che succede? “Pippo o ziu, non dimenticarti che commerciante sono, da una vita, e tu lo sai, la nonna, mia madre, aveva la salumeria ai tempi della seconda guerra, che allora si chiamava salsamenteria, questa è la legge della domanda e dell’offerta, in questo caso il prezzo dei telefonini aumenta, eh!”… bravo zio, lo sapevo che eri attento, vedi non è difficile basta ragionarci, dunque a quel punto aumenterebbero i prezzi di tutti i beni di consumo, telefonini, giornali, il pane ed i gelati, ciò significherebbe che i “fabbricanti di soldi” hanno prodotto troppa moneta, e quando circola troppa moneta succede che la stessa perda di valore, ed i prezzi aumentano indipendentemente dal valore dei beni, questa è l’inflazione. “Mizzica o ziu, sei stato preciso, anzi mi ricordo che qualcosa del genere è successa negli anni settanta, quando c’è stata l’austerity” vero zio ricordi bene, quindi chi stampa i soldi deve fare attenzione a quanta moneta circola…


La zia Sarina ogni tanto si “affacciava” sul salottino, piu che altro per controllare se avessimo bisogno di qualcosa, un altro po di caffè, o se volevamo finire quell’altro mezzo cannolo al cioccolato che era rimasto, e che a tutti i costi mi voleva appioppare, i nostri discorsi per lei erano astrusi e poco interessanti, lei quando si toccavano certi argomenti diceva che “sono una masnada di ladri e falsi, che fanno i propri interessi, dei cittadini non gliene fregava nulla, tranne che durante le votazioni, solo allora si facevano vedere”, e concludeva con, “una volta non era così, una volta le cose funzionavano e ci si sentiva pure piu sicuri”… naturalmente parlava di chi ci governa.

Il mio cellulare vibrò per qualche minuto, era Rosi, dallo studio, che mi ricordava l’appuntamento del pomeriggio , ed anche se l’idea non era proprio quella di imbarcarmi in una nuova camminata fino allo studio, considerato il lauto pranzo accompagnato dal vinello dello zio e dall’amaro offerto dalla zia, mi alzai e dissi loro che dovevo andare, la zio disse subito “ aspetta o ziu, altri cinque minuti e te ne vai, almeno finiamo questo discorso”, mentre la zia subito lo bloccò, ”Mimmo lascia stare a mio nipote, il ragazzo deve lavorare, non è pensionato come a te che non hai niente da fare, Pippo a zia, lascialo stare, lo sai com’è lui” lo zio rispose subito, di rimando “ecco lo vedi come mi tratta dopo quasi 60anni che siamo insieme, ma io dico è giusto secondo te che dopo 45anni che lavoro non mi posso riposare un poco”…questi siparietti erano normali tra di loro, amavo queste persone con tutto me stesso, e li rispettavo, rappresentavano un passato che forse non esiste piu, ogni gesto, ogni parola, ogni atteggiamento era permeato d’amore, di quello con radici solide, dure da strappare.

Allora zio, in poche parole avevamo la sovranità monetaria che ci avrebbe permesso di decidere in completa autonomia quali e quanti investimenti produttivi per il paese potevamo e volevamo fare, potevamo creare moneta il cui debito era un dare avere tra lo Stato e la propria banca (pubblica), ed invece abbiamo svenduto tutto alle banche private ed a un ristretto numero di finanzieri, e adesso ci ritroviamo a chiedere soldi in prestito a quest’ultimi per poter sopravvivere, ed in piu gli dobbiamo pagare gli interessi ed essendo soldi prestati producono debito, “Minchia o ziu, vaia, ma che belle teste e fior di scienziati che ci governano, minchia ma sono furbi davvero, ma complimenti, minchia ma questi si meriterebbero di essere presi a calci in culo, altro che Mussolini, Stalin, e tutti gli altri, se non fosse che ho una certa età guarda, non lo so che farei…” non la finiva piu di inveire, era come se tutto d’un tratto si fosse scoperto “impotente” davanti a certe cose, forse ne piu ne meno di come mi sentivo io sapendole certe cose.

Zio ora devo andare, davvero, magari la prossima volta approfondiamo, “ah, c’è pure da approfondire, minchia mi sembra che “aggiunta è chiussai du rotulu” ma cose cose, come ci stanno prendendo in giro, e nessuno fa niente dice niente, eccerto oggi basta che sono tutti su stu cazzu di feisibucche!!!”… zio non te la prendere, vedrai che non gli permetteranno di continuare ancora per molto. Salutai lo zio ed abbracciai la zia, le raccomandazioni erano le solite, stai attento, baciaci i “picciriddi”, con richiesta di portaglieli al piu presto, e saluti a casa.





Uscii in strada e mi incamminai verso lo studio, un senso di apatia si stava impadronendo di me, ma avevo da portare avanti il lavoro e dunque non era contemplato il mandare a quel paese tutto e tutti, la realtà era lì sotto i miei occhi, ineluttabile. Durante il cammino mi vennero in mente alcune cose, che la ricchezza di un paese è data da quanto e cosa produce, che il denaro preso a prestito produce debito e di rimando povertà, e che quando a questo è sottoposto uno Stato è una cosa da stupidi, che un paese sovrano deve avere una banca nazionale e la possibilità di emettere la sua moneta altrimenti prende in giro i suoi cittadini, oltre al danno materiale e sociale che a quest’ultimi propina, e sempre piu prendeva contezza il fatto che il debito pubblico era solo un modo per tenerci al guinzaglio, un nodo scorsoio al collo di ogni singolo cittadino, e che la paura che questo potesse stringersi sempre piu non ci faceva vedere la realtà delle cose.

 Prossimo allo studio mi venne in mente una massima di Henry Ford “Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione”,… ma tra le tante incertezze una ce l’avevo ben chiara, noi italiani, anche in quel caso, non avremmo saputo sovvertire lo stato delle cose.

Ci ripromettiamo di spostare il limite di ciò che siamo disposti ad accettare, sempre, un po’ piu in la, e continuiamo a proporci di dire basta un domani, anche se in verità e dentro di noi sappiamo bene che quel limite lo abbiamo superato gia da molto, siamo come spettatori passivi di una commedia, ma stavolta non è una commedia, è vita è quello che sta accadendo, ed il peggio è che i nostri figli non ce lo perdoneranno.

Il questuante incontrato la mattina era solo una delle vittime del nuovo sistema, come altre che magari avevano deciso di compiere gesti estremi, cannibalizzati dal sistema, ed erano stati tanti, allo studio il Sig. Petrosino mi aspettava con la sua cartelletta, giacca e cravatta un po scialbe e scarpe sporche, era il terzo appuntamento, sorrideva, probabilmente era contento che finalmente poteva parlarmi e mettersi alla prova, era da tempo che mi “inseguiva”, lavorava per un gruppo assicurativo, era da tempo che voleva illustrarmi ed offrirmi le fantastiche occasioni di cui avrei potuto godere, semplicemente, sottoscrivendo un contratto di un assicurazione sulla vita o di una pensione integrativa.   

  



2 commenti:

  1. Un racconto scritto molto bene. Il ritmo, il tono, il registro mi hanno fatto immediatamente percepire l'aria, i sapori le sfumature della Sicilia. Il "trucco" narrativo del dialogo inframezzato alla ritualità delle cose ordinarie, del passaggio della vita di ogni giorno, rende estremamente fruibile la descrizione della "perdita di sovranità nazionale", del cappio al collo dell'economia e della stessa nazione, oramai svuotata di ogni capacità autonoma direzionale e gestionale. E nella rassegnazione della riflessione finale si avverte di nuovo quella tendenza tutta isolana di accettare la situazione non tanto come una sconfitta quanto come una "invasione inarrestabile", a fronte della quale l'uomo cosciente se ne sta come fosse seduto sopra un terrapieno a guardare il mare e la strada che ne segue la costa, sperando in cuore suo che presto qualcosa arrivi, e cambi quello che l'uomo stesso sa di non potere da solo mutare. Almeno questo è l'auspicio che mi sento di condividere, dopo aver letto con curiosità questo tuo pezzo. Buon Anno Nuovo, con i cannoli e l'ananas. Salutami lo,zio Mimmo e la zia Sarina. Mi hai fatto pure venire la voglia di pasticceria. Quella vera, non dei pacchetti del Mulino Bianco....;) daniele

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