“Quando sono innamorati,
certi uomini, anche se vedono l'amo e la lenza e tutto l'apparecchio con cui
saranno catturati, inghiottono egualmente l'esca”. (cit.)
Devo dire che ieri I°
maggio ho vissuto una giornata, “emotivamente” parlando, strana, con repentini
sbalzi d’umore, caratterizzati da un insolita tristezza pensando alla “festa
dei lavoratori”, in un Paese, in cui la disoccupazione è al 13% e il numero di
individui inattivi tra i 15 e i 64 anni si mantiene stabile al 36% (fonte dati
Istat), i suicidi per problemi legati alle difficoltà economiche non fanno piu
notizia, ed in cui una madre di 42anni “armata” di pistola giocattolo si
presenta in banca per compiere una rapina, arrestata, e condotta in questura
crollerà davanti ai poliziotti, che ancora una volta dovranno fare i conti con
la disperazione di una donna che insieme al figlio non hanno una occupazione, non
avevano di che mangiare da giorni, e quella che le sarà sembrata in quel momento
l’unica soluzione, la trascinerà in un incubo ancora piu profondo…
Ma ieri è stata anche l’inaugurazione
dell’Expo 2015, il tema scelto dal nostro Paese è l'alimentazione e la
nutrizione, una vetrina mondiale per mostrare una delle cose che
sappiamo fare meglio, produrre cibo e cucinarlo, ma anche conoscere a nostra
volta le realtà gastronomiche degli oltre 130 paesi partecipanti. Le prime
immagini che ho avuto modo di vedere tramite i diversi social, ma anche tramite
la bacheca di qualche amico, che ha pubblicato diverse foto dei vari padiglioni
e aree dell’Expo essendo presente alla cerimonia di inaugurazione, bè, devo
dire che mi sono sentito inaspettatamente “orgoglioso” alla vista di quanto è
stato fatto, un po’ come quando ai campionati mondiali di calcio la squadra
entra in campo e parte l’inno nazionale, un brivido sottile sulla schiena, e la
speranza, mai sopita, che si, il nostro Paese potrebbe farcela, ma la partita è
appena iniziata, ed i giocatori in campo non sembrano in gran forma…
Premesso che non sono un
No Expo, ma come mio solito cerco di osservare le cose nella loro interezza,
non lasciandomi affascinare troppo da ciò che è gradevole agli occhi, ma
nemmeno far finta di non vedere i piccoli artifizi per nascondere ciò che agli
occhi non si vorrebbe far vedere. Intanto un plauso a tutte le maestranze che
con notevoli disagi, a loro non imputabili, hanno contenuto i “danni”
sottoponendosi a turni di lavoro massacranti, ed un sentimento di gratitudine
mi solleva, quando leggo che gli operai del padiglione del Nepal lasciano i
lavori in corso per recarsi nel loro paese dopo il terribile terremoto
verificatesi, terremoto che ad oggi conta oltre seimila vittime, e i nostri
operai fanno di più, si organizzano e concludono il padiglione del Nepal, un
senso di solidarietà di unione di sacrificio che non ha eguali, di nuovo
affiora quel dignitoso orgoglio di essere Italiano…
Inizia la festa, politici,
amministratori, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, volti nuovi e
meno nuovi, sorridenti, si avvicendano alle telecamere, ognuno a proprio modo
fautore di quello che “sarà un successo”, ognuno che avoca a sé la riuscita di
questo evento, ma di cose che non vanno, di quelle cose che si tende a
nascondere agli occhi di chi guarda, nessun accenno, giusto dirà qualcuno, non
ne sono certo, di norma alla “prima” di una rappresentazione importante ed
internazionale, si fanno anche le “critiche”…
L’Inno di Mameli, inno
nazionale del nostro paese viene interpretato da un coro di bambini, la loro
ingenuità e la loro dolcezza illumina il palco dove sono intenti ad esibirsi,
giu i grandi, quelli che decideranno e decidono il loro futuro, insieme a
quello di tutti noi, l’esibizione và avanti l’inno viene cantato, ma ad un
certo punto le parole del testo originario vengono cambiate quello che era “siam
pronti alla morte” diventa “siam pronti alla vita”, di colpo la tristezza
prende il sopravvento, diventa dubbio, che si trasforma in delusione e rabbia,
intendiamoci non mi scandalizzo certamente per una cosa del genere, ma mi
chiedo è stato giusto? Davanti ad una platea internazionale cambiare l’inno con
cui il nostro paese si identifica è una cosa normale? Quanti altri paesi lo
avrebbero fatto? D’accordo quelle parole sulle bocche dei bambini potevano
sembrare “inopportune” ma si sarebbe potuto spiegare il senso a quei bambini,
invece la moglie del nostro Premier ha voluto cambiare quelle parole con l’assenso
del marito, così oltre la legge elettorale, la modifica del senato, il jobs
act, la Costituzione, cambia anche l’Inno nazionale su richiesta della sua
consorte, deve averci preso gran gusto a “decidere” in autonomia, d’altronde “c’è
chi può e chi non può, io può” diceva qualcuno di calcistica memoria…