In questi giorni non abbiamo potuto fare a meno, e credo che molti di noi lo avrebbero fatto, di leggere, sentire, e vedere, notizie ed immagini che definire raccapriccianti non renderebbe giustizia a quei corpi, a quegli uomini, a quelle donne a quei bambini, annegati, a faccia in giu in balia delle onde del mare... corpi straziati da quello stesso mare dove in questi giorni molti di noi cercano refrigerio dal caldo; ed ancora, corpi rinchiusi nelle stive dei barconi, schiacciati uno contro l’altro, e di nuovo, uomini donne e bambini come animali da portare al macello, uccisi dallo sfinimento, dalla paura, dalla mancanza di acqua e cibo, dalle esalazioni della benzina dei motori; corpi, rinchiusi nei cassoni dei camion che li trasportano da un posto all'altro di questa “civile e solidale” €uropa, corpi ammassati, morti per asfissia, senza poter scappare, liberarsi, chiedere aiuto, corpi ammassati uno sull'altro nell’ultimo, disperato gesto di trovare una via di fuga, che non c’è…
Un filo sottile, quasi trasparente, come una ragnatela legava tutti quei corpi, la speranza, quella che gli ha fatto decidere di iniziare quel tragico ignobile e pauroso viaggio, unica alternativa alla fame, alla guerra, alla violenza, alla colonizzazione ed alla schiavitù del nuovo millennio, che si è trasformata per molti di loro, in una immensa ragnatela che li ha intrattenuti tra i suoi fili fatti di promesse, di illusioni di una vita migliore, mentre venivano sottoposti alla mercificazione delle loro anime e dei loro corpi; i nuovi schiavisti conoscono bene i loro sogni e le loro speranze e continuano a tessere le loro tele, e che hanno fatto di quei sogni e di quelle speranze la loro nuova fonte di guadagno, sotto gli occhi di tutti, …
Il mercimonio di anime, lo svilimento della dignità umana, l’ipocrisia, la violenza, il sopruso dei piu forti sui piu deboli, lo si può vedere ed osservare tutti i giorni nell'infame tentativo di spegnere l’anima delle persone, in tutti i modi possibili e perpetuabili, adottando qualsiasi metodo che possa renderlo “accettabile”, l’indignazione è degenerata diventando essa stessa quasi banale, formale, ci si accontenta di farlo urlando, o scrivendone sui social, ma dura il tempo breve di uno sternuto, domani vi è già qualcos'altro per cui indignarsi, domani ci saranno nuovi corpi di vittime, nuove morti, per una guerra, per la crisi, per l’indifferenza del mondo; l’indignazione, quella vera, dovrebbe farci esplodere in petto, la rabbia ed il dolore, l’impotenza e la frustrazione che ne deriva, questi sentimenti dovrebbero prendere il sopravvento, e non limitarsi solo a smuovere le “coscienze” ma darfli una rappresentazione "fisica", sottoforma di protesta continua, non dobbiamo e non si può più accettare tutto questo, lo dobbiamo a quei corpi, lo dobbiamo a noi stessi, come esseri umani….
Siamo ostaggi di un ingranaggio che ci vuole tutti allineati, produttivi, omologati in quella grande catena di montaggio sociale che i padroni, i servi del "dio denaro", hanno costruito e preparato per noi, anche nei sentimenti, nell'indignazione, nell'accettazione, tutto calcolato tutto parte di un piano più grande di quanto riusciamo ad immaginare; come quei corpi, alla fine diventano solo un “piccolo” prezzo da pagare a questo ignobile meccanismo, una piccola rotella dell’ingranaggio che si è rotta e che va sostituita. Un meccanismo in cui tutto sembra accuratamente congegnato e costruito con un unico e solo scopo, spegnere le nostre anime, spegnere le anime degli uomini.
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