Alla
fine, io dico solo quello che penso, senza ipocrisie….
In
questi giorni ho avuto modo di ascoltare spesso questa espressione, da piu di
una persona, e declamata come “verità” assoluta, con una tale enfasi che quasi
ci si sente in colpa al solo pensiero di dubitarne, laddove il dubbio assale
non tanto per il modo perentorio e la sicurezza con cui si affermi ciò, ma
dalle persone stesse che ciò affermano, e che certamente non giocano a loro
favore certi atteggiamenti che vanno in tutt’altra direzione...
Mi
rivolgo a Wikipedia, fonte inesauribile di “sapere” pronto all’uso spicciolo e
consumabile al momento, come un fast food moderno, ti fornisce ciò che cerchi
in modo pulito, veloce, e puntuale….sto divagando, allora wikipedia alla parola
“ipocrisia” dice: Dal greco, hypokrisìa, significa fingere buoni sentimenti o
virtù che non si possiedono per lo più a scopo di suscitare simpatie e
consensi; il termine greco hypokrités designava gli attori i quali, per
professione, fingevano sentimenti che non provavano, dunque è sempre esistita
da che mondo è mondo, voglio dire, siamo sicuri che quando parliamo di
ipocrisia qualcuno può tirarsene fuori? Davvero non abbiamo mai avuto un
atteggiamento ipocrita?
Negli
atteggiamenti quotidiani ci sarà successo di fingere quando facciamo un
complimento che non sentiamo, quando si lusinga qualcuno che in fondo non
stimiamo, quando in occasione di un successo di un nostro “amico” diciamo “sono
contento per te” ma pensiamo esattamente il contrario, quando si finge di
preoccuparsi per quella persona ma poi l’abbandoniamo a se stessa, la
televisione in questo è maestra sorrisi ammiccanti, complimenti falsi e
menzognieri, un tripudio dell’ipocrisia che traspare dai volti...
Opera di Escher |
Spesso
questi atteggiamenti sono definiti “diplomatici” o “formali” in pratica si
accetta l’inganno travestito da signorilità, un apparente rispetto del nostro
modo di essere che di fatto all’atto pratico non tiene conto, dimenticando che
l’ipocrita è proprio colui che inganna per perseguire il proprio tornaconto,
per raggiungere il suo scopo, il suo “successo” personale, come nell’opera di
Molière, dove Monsieur Tartuffe, il “signorsì” per eccellenza dissimulava i
sentimenti più immorali tenuti nascosti sotto la veste della devozione
religiosa, direi, un modo di essere quanto mai attuale…
D’altronde
è anche vero che all’ipocrisia veniamo “spinti” sin da bambini, impariamo
presto a dare le risposte che gli altri si aspettano anche perché abbiamo timore
delle conseguenze, d’altronde, penso, che a scuola nel tema in classe quasi
tutti abbiamo scritto che la maestra è buona, consapevoli che affermare il
contrario sarebbe stato “pericoloso”….
Bene
detto questo, credo che si dovrebbe evitare di lasciarsi andare a critiche e
giustificazioni per difendere le nostre azioni, credo che anche nelle
situazioni difficili dovremmo restare fedeli a noi stessi, e ricordarci che le
parole che proferiamo potrebbero farci pentire, oltre che ferire degli altri,
allora meglio il silenzio, e se proprio dobbiamo esprimere il nostro parere lo
dovremmo fare ponendolo come alternativa al pensiero dell’altro...
Personalmente
in tutto questo ciò che mi viene in “aiuto” è semplicemente l’ironia,
nascondendo lo scherzo nella serietà e la serietà nello scherzo, anche se per
qualcuno posso venir additato come cattivo, pur essendo un buono, del resto la
differenza tra ironia e ipocrisia traspare nel fatto che l’ipocrita giammai
vuole che il suo pensiero sia colto e quindi lo dissimula, mentre l’ironico
lascia che la sua opinione venga accompagnata dal sorriso...
Non
c’è miglior “medicina” dello sberleffo ironico contro la “malattia”
dell’ipocrisia.
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